tribù frentana

associazione podistica

Ventotto febbraio 2010, sveglia ore 03.15. Ho messo tutto l’occorrente nella borsa? (cambio, asciugamano, ciabatte, bagnoschiuma, scarpe, fascia cardio..). Ma perché la borsa è più grande e più pesante del solito, nove ore dopo ho capito, la gara era più grande e pesante delle altre. Il piazzale dove ci aspetta il pullman, deserto e silenzioso, ci augura buon viaggio. La carovana, con gli altri amici che imbarchiamo lungo il tragitto, è al completo, cerchiamo di dormire ma l’eccitazione e le aspettative sono più forti della notte insonne. Arrivo a Roma, ci spogliamo vicino ad una fermata dell’ATAC, indossiamo le nostre divise. Non avrei mai immaginato di stare in mutande al laghetto dell’EUR, dove tante volte sono andato a mangiare un gelato o a trascorrere un pomeriggio sul prato. Ma è mai possibile che una leggera brezza primaverile mi fanno venire la pelle d’oca? No era soprattutto l’emozione di essere arrivati a Roma. La collina del Palasport era un mescolarsi di colori, atleti che sempre di più affluivano disorientati e ansiosi per la nuova sfida. Consegniamo le borse post gara ad uno dei camion che ci aspetteranno ad Ostia, magia dell’organizzazione ognuno riavrà la sua. Al Km 0,00 di Via Cristoforo Colombo le griglie sono già pronte, si entra compostamente in quella assegnata, i più veloci prendono già posizione all’interno delle prime, via via si riempiranno anche le altre, sempre più affollate, la mia, essendo l’ultima è l’unica a non avere il cancello di entrata, mi sento un po’ meno in gabbia. Pochi minuti prima della partenza decido di liberarmi da inutili pesi, aimè in quella breve assenza non riesco a ritrovare i compagni di avventura, sono solo ma felice. Ore 9.40 anche se non sento lo sparo dello starter mi accorgo che la gara è iniziata cominciamo a correre, camminando tutti insieme compatti per due o tre minuti, finalmente arriviamo alla partenza la tagliamo. Le gambe vorrebbero andare più veloci ma la confusione ce lo impedisce, a momenti sema di essere fermi, ci si tocca con i colleghi podisti si cerca con lo sguardo un sentiero meno affollato, zigzagando a destra o a sinistra con l’impressione di fare più strada, avevo previsto di partire con calma ma quella era troppa. Tutti consapevoli della fatica che ci aspetta ci si scambia qualche parola con sconosciuti senza guardarsi in faccia, prima che la stanchezza ci impedirà anche di parlare. Un fiume di scarpe, pantaloncini, magliette e pensieri corrono verso il mare di Ostia, i primi chilometri passano in fretta scanditi dai cicalini elettronici dei nostri orologi. E’ tutto più grande: la strada, i bicchieri dei rifornimenti, le bandiere del chilometraggio.. fosse che i romani sono un po’ megalomani ? Appena dopo il nono chilometro, alla fine di una lunghissima salitella lo spettacolo è da brivido, davanti a miei occhi, e immaginavo anche dietro, migliaia e migliaia di “matti” ed io con loro. Se non era per il rumore dei passi e la siepe lungo la strada si aveva l’impressione di essere fermi, tutti insieme a goderci lo spettacolo. Man mano che arrivano altri chilometri lo sguardo al cronometro è sempre più frequente, riuscirò o fare meglio della precedente maratonina? Ultimo rifornimento Km 16 la fatica cresce, cerco di bere senza fermarmi né strozzarmi per non perdere tempo, con l’illusione che mezzo bicchiere dell’acqua mi possa dare l’energia sufficiente fino alla fine. Al diciassettesimo chilometro, per sadismo dell’organizzazione, si sente distintamente la voce dello speaker senza distinguerne le parole, siamo già alla fine? No, mentre i campioni sono già arrivati, intervistati e premiati, noi comuni podisti dobbiamo ancora goderci altri quattromila metri, si proprio così la nostra festa non è ancora finita, durerà quasi il doppio dei migliori, ed è questa la nostra grande rivincita. Negli ultimi due chilometri un vento contrario moltiplicava la fatica, sommando la sua alla nostra velocità, ci ricordava di essere dei piccoli piccoli uomini e donne sul lungomare di Ostia fino al Km 21,097. Roma-Ostia 28 febbraio 2010 c’ero anch’io. Nicola P.S.: Grazie a: Giuseppe, Piero, Matteo, Nicola, Vincenzo, Luigi, Roberto, Massimiliano, Massimo, Patrizia e agli altri amici di pullman (escluso l’autista). Spero di vivere ancora altre giornate come questa con voi.

Nicola D'Orazio

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