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“Il 30-31 Maggio 2015 si è corsa la 43° edizione della 100 km del Passatore da Firenze a Faenza. A detta di tutti la più bella 100 km del mondo, per tradizione e tracciato; ne è la dimostrazione la crescita esponenziale degli iscritti in gare per l’anno 2015. 2600 gli Ultramaratoneti alla partenza, diverse le nazionalità, ognuno con vissuti umani e sportivi da raccontare: il bello della 100 è soprattutto questo. Circa 1800 gli atleti arrivati. Per la 10° volta consecutiva si conferma sul podio RE-Giorgio Calcaterra, idolo degli Ultramaratoneti Italiani.
La strada è lunga, il dislivello positivo (chi corre gare di montagna sa a cosa ci si riferisce) è di 1400 m e ci sono 100 km per condividere emozioni e passione per questo splendido sport. Difficile poter prendere sonno la sera prima tanto più la notte dell’arrivo, l’adrenalina in corpo raggiunge livelli massimi, ma ne parleremo più tardi.
La gara per noi atleti della Tribù è iniziata qualche secondo dopo l’arrivo dell’edizione 2014, dopo aver tagliato il traguardo le sensazioni erano uniche, le emozioni ancor più forti della debolezza e della stanchezza, la 100 se ti entra nel cuore non l’abbandoni mai. Allora ci siamo detti: “Faenza punto di arrivo ma sarà punto di ritorno anche per l’anno 2015”. Così è stato tra le mille difficoltà lavorative, familiari, tre mesi duri vissuti per gran parte lontani dalla realtà, e quando l’atmosfera sembra aver trovato la giusta strada abbiamo preparato l’indispensabile per partire e riuscire a scrivere un’altra splendida pagina della nostra storia sportiva. Il Passatore è anche questo.
L’abbiamo vissuta così: l’arrivo a Faenza in treno permette di agevolare il tutto e quando prendi la strada del corso che ti dirige verso la sede “100 km del Passatore” si inizia a respirare il profumo dello sport. Entrando nella sede societaria il cuore accelera i battiti: documentari, foto storiche, e soprattutto piatti decorati delle varie edizioni del Passatore. E sì, Faenza è la patria della ceramica.
Il vissuto degli atleti più anziani (tecnicamente parlando), ci fa scegliere come meta di riposo la palestra messa a disposizione dagli organizzatori; il loro pensiero è questo: la Cento km va vissuta dall’inizio alla fine. La realtà è così: alloggiare in palestra ha il suo fascino, si scambiano opinioni, esperienze sportive, dormire diventa difficile, non ce la fai, l’adrenalina supera la stanchezza. Allora ti affidi al riposo respirando il vero senso di sportività: l’agonismo in questa gara non esiste a parte qualche caso raro che poi ritroveremo in preda ai conati di vomito sulla Colla. Ragazzi! Questa gara si corre contro se stessi, contro la propria fatica, contro le proprie debolezze, scommetti sul tuo fisico e sulle tue esperienze, se competi con chi ti sta di fianco è finita. Meglio stringere un rapporto di amicizia: al 90° km potrebbe tornarti utile.
Ore 8:30 le scelte sono due: arrivare a Firenze in treno O scegliere l’autobus della 100. Vada per la seconda, strada più lunga ma la giornata estiva ti permette di osservare dal Mugello il percorso che tra qualche ora dovrai attraversare. E qui iniziano i guai, ognuno racconta la sua. Noi che siamo solo alla seconda edizione quasi quasi qualche consiglio lo ascoltiamo. Arrivo preferenziale nel centro di Firenze, atmosfera unica, non hai dubbi sul ritrovo e partenza, la puzza di canfora è talmente forte che non puoi sbagliarti, seguiamo questa scia più che la cartina del centro e ti ritrovi in un mondo di colori, canotte, scarpe, zaini, cappellini, la partenza è vicina.
Inizia l’attesa, circa tre ore, il caldo indurisce i muscoli e si cerca riparo nei luoghi freschi come la stupenda Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Ore 14.45 si entra nell’unica griglia di partenza, tanto che fretta c’è? I km sono tanti, tutti possono rincorrere tutti, e qui capisci la vera differenza tra il mondo delle maratone e quello delle ultra. Nessun spintone, nessuna parola di troppo, anzi una delle poche volte che qualcuno ti dice: VADA PURE AVANTI NON SI PREOCCUPI!
Apoteosi alla presentazione di Re-Giorgio, che con il pettorale n.1 decide di correre per la sua decima volta, scommettere su di lui è diventato troppo semplice, ma il podismo ha bisogno della sua semplicità e generosità, un personaggio scomodo al quale confidiamo la nostra passione per questo sport, e il bisogno di battersi contro il doping.
Qualche ora più tardi (circa 8 h 50) scopro che la “Calcaterra” io ce l’avevo di fianco alla partenza, mia moglie Elide che questa volta la combinerà veramente grossa in termini sportivi. Colpo di pistola e si parte, nessuna saprà cosa accadrà, questa gara è veramente lunga e lo capirai solo il giorno dopo.
Non puoi più scherzare, riuscire a trovare il ritmo giusto è praticamente impossibile, non sai gestirti, perché mancano solo 99 km. Ti guardi intorno tra i tanti sguardi persi, come se verso l’altro podista volessi trovare la certezza che avrai dopo il 95° km. Inizia la salita verso Fiesole; caldo estivo, nessuno ristoro fino al settimo km quando gli idranti dei vigili del fuoco ti danno il primo sollievo. E’ un primo passaggio molto bello (Massimo può confermare), sembra di essere al giro d’Italia, la folla ti stringe e senti solo le urla che ti faranno aumentare per qualche istante il passo. Qualche istante, perché devi riportarti sul tuo ritmo gara, mancano solo 93 km! Al 10° km squilla il telefono: Elide. Non mi sono dimenticato di lei, per noi i km da correre ancora sono 180, sì il Passatore si correrà sempre assieme. Lo abbiamo scritto nel nostro manuale Runner!
Mi faccio da parte, perché l’articolo sarà dedicato solo alla sua impresa, unica in Abruzzo, ma per me è come se lo fosse in tutto il mondo. Capisco subito che la sua sarà una grande impresa, quando le parli e lei ti risponde male, capisci che non ci sarà gara. Altra telefonata al passaggio alla mezza maratona, ancora molto concentrata. Si arriva al 40 km dove per molti iniziano i guai, e questa volta lo sarà anche per me. Il famoso calvario verso Passo Colla, 8 lunghi km, 10 tornati, si va verso quota 1000. Per molti si decidono le sorti della gara proprio in questa frazione. Con orgoglio devo dire che anche per me valeva questa regola. Mi piace correre in salita e avevo pianificato la gara proprio sul Passo Colla. Dico “valeva”, perché nonostante il buon passaggio al 49° km non riconoscevo più le mie gambe. Da qui la scelta di rivedere tutta la gara perché ci sono ancora 54 km da correre. “Cinquantaquattro kimometri”, perché il Passatore vanta quasi 104 km, un dettaglio che non può e non deve passare inosservato.
Torniamo a noi: al 56° km squilla di nuovo il telefono (Elide), telefonata imprevista perché ci saremmo dovuti sentire al 60° km, penso subito ad un problema, un eventuale ritiro, il Passo Colla non perdona, puoi guadagnare tante posizioni ma puoi perderne altre tante. Invece no, voleva solo dirmi: HO APPENA PASSATO IL 50° KM!!! “Bella S….. e me lo dici così?”….. Da qui non c’è storia, capisco che la sua sarà una grande gara, gli ultimi allenamenti da me appuntati me lo confermavano già prima della partenza. Cerco di gestire la mia gara, ma cerco di gestire anche la sua perché sapevo che una parola fuori luogo, un incentivo in più avrebbe potuto rovinare la festa, i km da correre erano ancora tanti. Per alcuni momenti ho fortemente pensato di essere RIPRESO in gara da mia moglie oltre che nella vita quotidiana! Intanto iniziano ad arrivare i primi messaggi della Tribù, proprio voi, inaspettati. Ci avete fatto sentire grandi, l’apporto è stato indispensabile per portare avanti la gara nel tratto più lungo. Ci siamo sentiti degli atleti amati e questo regalo deve essere ricondiviso quanto prima. Giro subito i vostri saluti ad Elide che intanto continua a correre con un ritmo alto.
La gara entra nel vivo, il sole è dietro le montagne, è ora di tirare fuori la luce che diventerà per 30 km il tuo possibile e unico compagno di viaggio, a parte nel mio caso perché alle mie spalle c’è sempre l’ombra di Elide! Il Passatore è fatto anche di momenti bui, dove la solitudine si affianca alla stanchezza, è un messaggio forte, pensateci bene, corri sul ciglio della strada solo come un cane, inizi a contare non più i km ma le centinaia di metri. Se accade questo la crisi è vicina, trovare gli stimoli giusti è davvero dura, poi capita che di colpo senti qualche piccolo passetto dietro di te, non è Elide…, ma l’atleta più in forma, tiri un sospiro di sollievo, provi a prendere il suo passo per un paio di km ma capisci che è più lucido di te. Ti riporti sui tuoi tempi cercando di abbattere la stanchezza e la solitudine. Intanto giungi all’80° km e pensi “manca solo la mezza maratona, evviva!” Ti fai i conti sul personale della mezza aggiungi qualche minuto ed è fatta. Invece no, questo è un errore troppo grande che potresti non perdonarti mai, i calcoli non servono, non devono prevalere neanche sulla stanchezza. Ogni azzardo può costarti caro, il fisico è provato, le gambe sono due lastre di marmo. Al 90° km arriva la telefonata del Presidente, che avevo contattato al 60° km senza alcuna risposta, lui sa bene quanto sia difficile questo passaggio, ma l’importante era non fermarsi, ripartire sarebbe stato impossibile.
Giro subito i suoi saluti a Elide, io con una voce stridula mentre lei mi risponde con una pimpante, provo un po’ di invidia ma in fin dei conti è solo mia moglie, il risultato a casa arriva lo stesso. Suono la carica riprendo a correre il mio ritmo gara perché la voce di tua moglie non è una voce qualunque, è quella che conosci da tanti anni, è quella che giornalmente frena i bimbi in casa. FORZA FORZA FORZA, non mollare mai, un anno di allenamenti, di calcoli non possono morire a 10 km dalla fine! L’obiettivo ora è chiuderla a tutti i costi, la testa dell’uomo è più forte della forza delle gambe, e, allora 96, 97, 98, 99, 100!!!! La Piazza di Faenza è tua. Tempo di appoggiarmi e indossare la medaglia più importante del medagliere e mi accorgo che la vera gara deve ancora terminare. Avevamo detto che per noi il Passatore si corre per 200 km, e così deve essere fino alla fine. Mi porto sul traguardo in attesa di vedere sbucare l’ennesima lucetta a led, Elide era ormai verso la strada dell’impresa sportiva, io verso la strada del collasso perché sapevo che la gioia del suo traguardo sarebbe stata più bella del mio personale. Pettorale n. 193 Elide Del Sindaco, 7° donna assoluta, 1° F35, 3° donna italiana, lo speaker non sbaglia, il tabellone gigante di RAI Sport conferma, è lei.
Un abbraccio lungo due minuti, le lacrime si mescolano a quel poco sudore rimasto per la disidratazione. Sì lacrime, le mie!! Anche un uomo può commuoversi di fronte a tanta forza femminile, e come accade da qualche gara, sono io a porgerle la medaglia sul collo! Grazie Elide.
A tutti gli atleti della Tribù risparmiamo il dopo gara, lo dovrete vivere in prima persona, le emozioni continuano per tutta la notte, rientrando in palestra ti accorgi del dono ricevuto per aver corso 100 lunghi km. Molti non ce l’hanno fatta, Molti non potranno mai correrla neanche una sola volta nella vita. Capisci allora che questa non è stata la gara della vita, ma la gara che ti porterai dentro tutta la vita, PROVACI e se vuoi LA FATICA NON ESISTE devi solo crederci! A presto Luca e Elide!”
Elide e Luca




 

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