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Cosa significhi davvero correre la Maratona di New York può raccontarlo solo chi l’ha vissuta.
Quest’anno hanno deciso di vivere questo sogno due atleti Tribù: Nicola Di Nardo e Patrizia Pili. Per loro è un esordio assoluto nella Km 42 ed hanno avuto il grande coraggio di farlo in una Maratona Internazionale come quella di New York. Va definita una scelta coraggiosa perché il tracciato di questa Maratona è fra i più difficili: le salite sono numerose e molto lunghe; già la partenza sul Ponte di Verrazzano si presenta in salita, ma forse è quella meno drammatica, vuoi per le gambe fresche vuoi l’emozione iniziale. La prima parte è la più scorrevole, grazie al tifo indescrivibile della folla, il peggio inizia al 24° Km: fino al 38° non c’è sosta, continui saliscendi lunghi e impegnativi. Poi, ingannati da qualche discesa, l’ingresso in Central Park e il boato della folla sembrano darti l’idea di un arrivo imminente, ma purtroppo non è così. Ancora 4 km con cambi di pendenze e di ritmo che mettono a dura prova i runners più navigati, fino agli ultimi 100 metri ancora in salita.
A complicare le cose anche la necessità di gestire un fuso orario importante, abitudini alimentari diverse e un meteo che negli ultimi anni ha fatto soffrire non poco gli atleti.
Ma l’adrenalina sembra anestetizzare temporaneamente tutte queste sensazioni; la partenza dei 50.000 atleti è organizzata con metodo wave, con tre start distanziati di 20-30 minuti. Pertanto, gli atleti delle ultime file rischiano di rimanere anche un paio d’ore fermi in griglia. E Più il tempo passa più i battiti aumentano; poi finalmente il via. Nicola e Patrizia partono cauti e controllati; dall’Italia riusciamo ad avere in tempo reale i loro passaggi: 5,10,15 Km e così via; gli intervalli sono costanti, segno che i nostri ragazzi stanno amministrando bene la gara. Il primo passaggio è sempre di Patrizia, con Nicola che sopraggiunge dopo 4-5 secondi. Si danno forza, immaginiamo con gli sguardi più che con le parole: non c’è fiato da sprecare, New York chiede un ultimo sforzo all’ingresso in Central Park.
Pizzolato, due volte vincitore di questa maratona, non ha dubbi: “arrivare non sfiniti a Central Park è indispensabile, altrimenti le salite le cammini”.
E no! Nicola e Patrizia non sono venuti fino a New York per passeggiare, loro sono qui da runners e quella medaglia vogliono meritarsela correndo. Cosi’, falcata dopo falcata, respiro dopo respiro appare all’orizzonte il finish: non è un miraggio, è tutto vostro. Braccia al cielo e fuori tutta la tensione accumulata!
Siete stati grandi. Il Presidente nel complimentarsi con voi ha giustamente evidenziato che la Maratona si corre anche con la testa, e voi avete dimostrato di saperla usare. L’emozione avrebbe potuto giocarvi strani scherzi, soprattutto in quanto neofiti della distanza, ma voi l’avete gestita tutta dall’inizio alle fine e solo dopo il traguardo avete giustamente lasciato che si impadronisse di voi. Ancora i complimenti di tutti noi: ormai siete Maratoneti, e da qui non si torna indietro, si guarda solo alla prossima tappa. Possono confermarvelo Peppe, Alessio D’Orsogna e Lucia, maratoneti Tribù giunti a Roma per la tradizionale Corsa dei Santi: 10 Km per loro, e un pensiero agli amici di New York, magari accompagnato dalla promessa, prima o poi, di esserci.

Anna Lisa Del Bianco


 

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